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GIORGIO CASARIN - POESIE

AVRESTI POTUTO ESSERLO

Un vecchio e un cane a passeggio
due fratelli in un unico marciapiede:
non l'ultima occasione per stare insieme
ma avrebbe potuto esserlo.

Si richiede un superamento della forma
un rinnovamento dell'arte:
non l'ultima spinta per essere nuova
ma avrebbe potuto esserlo.

Ti rinnovo un altro appuntamento
mi sono perso un'occasione
un traguardo
come fosse l'ultima volta.

Ho un battito fermo
un tremolio:
non eri quella che aspettavo ma avresti potuto esserlo.

CHARLIE PARKER

In una notte tiepida
il suono di una radio
usciva a tutto volume
dal finestrino di un'automobile.

Charlie Parker
non si scompose;
lui pensava alla sua Rebecca
pensava a tempi migliori
pensava che forse non era ancora giunto
il momento di finirla.

Si sentiva il suono di un sax tenore in lontananza
e gli sembrò strano
che quello fosse il suono del suo sax

MIO DIO, FORSE QUALCUNO
LO STAVA IMITANDO?

Forse lui non se n'era accorto
che il tempo era scaduto
e che il passaggio era inevitabile.

Il sassofono era tutto quello che aveva
e lui non se lo dimenticò.

In un mondo di falsi e di inganni
lui ne era la vittima.

CHELSEA HOTEL

Non è vero
che non sono mai stato al Chelsea Hotel.
C'ero quando Patricia Lee Smith e Robert
seduti in disparte
cercavano di farsi notare.

Sono stato nell'appartamento
dove ha soggiornato Jackson Pollock.
E che dire di Janis Joplin degli Allman Brother e di Eddie Sedgwick!

Andy Warhol
a quei tempi non mi interessava
non mi piaceva quello che faceva,
ma era così bello
con quel casco di capelli argento in testa!
E poi c'erano le puttane e i gay
e tutti mi sembravano così intelligenti
così vivi!
mentre io mi sentivo così stupido,
così stupido
da sentirmi anche oggi così tanto stupido.

Non avevo via di fuga
il campo era chiuso.
C'era mio padre
e poi tutto il resto
e poi c'era mia madre
e un gran casino intorno
e i cancelli chiusi.
Come avrei potuto?

No,
Non sono mai stato al Chelsea Hotel.

L'INCOGNITA

Ho camminato in lungo e in largo
senza avere un piede fermo,
disperando lungo quel ponte
avrei voluto gettare nel fiume
il bottone rotto della mia giacca,
pur di vederlo affondare
nel silenzio del mio affondare.

Peccato sperare ancora,
stai giocando sull'altalena
mostrando a tutti i tuoi sottintesi.
I rumori non mi scortano i pensieri
non rompono il silenzio
e in un lieve fruscio di gonna
mi sei passata accanto;
gli aerei avrebbero potuto sbattersi
l"uno contro l"altro
che non me ne sarei accorto.

E' un giorno uguale ad un altro
eppure i polsi mi battono forte,
mi son seduto in sordina
per vedere l'orizzonte da un altro punto di vista
per riempire il mio senso disperato
di un fine settimana,
sparso con i segni dei tacchi sull'asfalto

Non ho cercato i sottintesi,
i cattivi pensieri mi disturbano,
avrei voluto tradire me stesso
e il ricordo di mio padre
pur di sentire bussare alla porta;
ma non sarai tu,
forse il corvo a battere i suoi colpi
appollaiato sui sette ricordi.

Non rialzando la testa
non ho più guardato le mie mani;
ho spento la luce
per capire se era poi così veramente buio.
NON TI MERITO PIU',
Non ti sopporto più,
non ti voglio più.
MA E' L"INCOGNITA CHE MI FA PAURA.
a dirmi di quanto sentirmi solo.

SEI STATA TU

Sei stata tu a dirmi
che avrei potuto percorrere un'altra strada.
Girare in tondo
non èil merito giusto
per giungere al porto
tra le barche sgangherate
a trovarne una
ancora degna di trasporto.

Sei stata tu a prendermi in giro
"Anche se a guardarmi non mi sono mai sentito poi tanto male"
sostenendo tuo marito
più ardito e più giovane.
E' l'incontro che ti brucia
ti è mancata la barca
avresti potuto dire
"sei tu il migliore".

Peccato.
Il mio trasporto è sicuro
in poppa e in prua
senza remi di fatica
dritto da sé.
Il tuo, angoscia e trastulla
chissà
se tuo marito verrà a salvarti.

CON IL FERRO PER COMBATTERE

Il primo treno che passa per Venezia
e non avere altro tempo
per essere presente
alla stazione del nuovo.

Le scarpe troppo strette
percorrendo vie e calli
ponti e ponticelli
per ritrovarsi poi all'angolo
a pensare di quando eri giovane
e avevi il ferro per combattere.

NON HO TEMPO.

Questo è il continuo tam - tam
che mi assilla.

Eppure in fondo al viale
c'è ancora quella vecchia caffetteria
dove andavo a giocare a carte
con tutti i vincenti della città
sicuro che sarei arrivato primo
perchè avevo il treno giusto
e sapevo giocare bene.

Ma ritrovarsi qui a pensare
di quando ero giovane
con il ferro per combattere
è una storia
che non mi so più raccontare.

Mi fanno male le tempie
mi fanno male le ginocchia.

Ma in fondo è giusto
o forse non è giusto
sapere così tante cose
per poi perdersi
a raccontarne così poche?

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